Libera Terra per la sostenibilità.
Cos’è la cooperazione? Cooperare vuol dire operare insieme, collaborare per uno scopo comune. Concetti alla base della convivenza civile e della natura sociale dell’essere umano, lo “zoon politikon” della tradizione aristotelica appunto, che sono fondanti anche della cooperazione intesa come movimento cooperativo o cooperativismo. Vale a dire, dell’insieme delle esperienze delle società cooperative, dei cooperatori e delle cooperatrici nella storia economica e sociale.
Cooperare è insito nella natura umana. Dunque, se convenzionalmente si ritiene che la cooperazione sia un fenomeno moderno, la cui nascita si fa risalire alla paradigmatica esperienza della Rochdale Society of Equitable Pioneers nell’Inghilterra della metà dell’Ottocento, non mancano i precedenti. Esempi ante litteram si potrebbe dire, come il corporativismo medievale italiano, a sua volta, probabilmente ispirato dall’ancora più antica esperienza del collegium del diritto romano. Di certo, lo sviluppo del movimento cooperativo è fortemente legato alla crescita economica, sociale e culturale degli individui. È quindi agevole trovare antecedenti o elementi d’ispirazione nei corsi e ricorsi storici, nel Rinascimento e nell’Illuminismo ad esempio.
Alla ricerca di un comune denominatore delle numerose esperienze cooperative, prendendo spunto dalla celebre dichiarazione del Congresso dell'Alleanza Cooperativa Internazionale del 1995, lo si potrebbe individuare nel mettere insieme più individui per soddisfare bisogni economici, sociali, culturali e realizzare le loro aspirazioni per mezzo di una società di proprietà comune e democraticamente controllata (in maniera organizzata quindi). In una società di capitali il fine è il profitto. In una impresa cooperativa il fine è invece la mutualità, cioè l’aiuto reciproco, la solidarietà, tra i soci. La cooperazione rappresenta dunque un modo di fare impresa e stare sul mercato diverso da quello capitalista. Un modo che mette al centro di tutto le persone, i lavoratori, e l’ambiente in cui vivono e vivranno in futuro, loro, i loro figli e i figli dei loro figli. Da qui una fortissima attenzione, connaturata all’identità cooperativa, per il territorio e le comunità locali, così come per la sostenibilità, oltre che economica, sociale e ambientale.
In linea con il principio fondante della legge 109/96, che ha introdotto il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, il legislatore ha stabilito che l’unico soggetto aziendale autorizzato a gestire tali beni fosse rappresentato dalle cooperative sociali. Questo riconoscimento si basa sul ruolo delle cooperative sociali come imprese collettive, capaci di utilizzare beni pubblici per generare un beneficio condiviso, attraverso l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate o l’assistenza alle persone. È da questa visione che nasce la forma societaria delle cooperative Libera Terra, cooperative sociali di tipo B.
Delle cooperative sociali e anche della cooperazione di secondo livello, nel caso del Consorzio, cooperativa sociale e ONLUS, che riunisce le cooperative Libera Terra insieme ad altri operatori che hanno sposato i valori del progetto. Tra questi, senza dubbio alcuno, essere convinti cooperatori e mettere le persone al centro di tutto, impegnandosi per fornire lavoro stabile, più che dignitoso, con prospettive di crescita e soddisfazione personale per tutti, anche per i più fragili. Un esempio concreto dell’impegno di Libera Terra nel proporre un sistema economico virtuoso basato sulla legalità, la giustizia sociale e il mercato.