Serafina Ignoto colma una grande lacuna della letteratura siciliana
e nazionale: partendo dal reportage del giornalista veneto Andrea
Pavan, inviato in Sicilia per seguire il movimento dei Fasci siciliani
dei Lavoratori, racconta le proteste dal punto di vista dei
protagonisti, i contadini e i capipopolo che infiammarono per due
anni la Sicilia, nell’insurrezione più tradita della sua storia, la più
dimenticata.
SERAFINA IGNOTO
L’ISOLA RIBELLE
La narrazione di Serafina Ignoto segue la vicenda di Andrea Pavan
(alter ego del reale Adolfo Rossi), giornalista veneto che nel 1893 La
Tribuna di Roma inviò in Sicilia per seguire da vicino gli scioperi dei
Fasci dei Lavoratori, organismo precursore del movimento
sindacale. Con lo stile del reporter maturato in America, con al collo
la sua Kodak e in tasca i taccuini, Pavan girò l'intera Sicilia quasi
sempre a dorso di mulo, smontando anche lo stereotipo che
dipingeva le donne silenziose e sottomesse e che si dimostrarono forza
motrice del movimento. Attraverso i suoi articoli, emersero le origini di
mali ancora attuali: le mani di potenti e di politici corrotti, l'affermazione
di una mafia agli albori, le carenze di infrastrutture moderne che già fin
d'allora inchiodano la Sicilia ad una condizione di insanabile inferiorità. La
crescente affermazione dei Fasci dei Lavoratori divenne presto una
minaccia per l'ordine costituito. Per la prima volta, l’autrice dà voce ai
protagonisti di quelle lotte: contadini, operai, agrari, dirigenti dei
Fasci, politici ed esponenti di polizia. Oltre che un rilevante
documento storico-narrativo, è anche un testo di amore sconfinato
per chi ha affrontato le ingiustizie e per chi non si è mai arreso nel
raccontarle.
























